Un punto di svolta – S04E03

–290 giorni alle elezioni statunitensi
–16 giorni ai caucus dell’Iowa

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Il confronto televisivo tra i candidati del Partito Democratico si è appena concluso ma le luci sono ancora accese, e il pubblico è ancora al suo posto, e le immagini vengono ancora trasmesse in televisione. I moderatori raccolgono i fogli sul tavolo davanti a loro mentre i candidati si allontanano dalle proprie postazioni, scambiano qualche parola e si salutano. Elizabeth Warren si avvicina a Bernie Sanders e ignora la mano che lui le tende quando la vede arrivare. È furiosa. «Mi hai dato della bugiarda in diretta nazionale». «Cosa?». «Mi hai dato della bugiarda in diretta nazionale». «Senti, non parliamone qui. Se vuoi parlarne, ne parleremo». «Quando vuoi!», ribatte lei. «Sei tu che mi hai dato del bugiardo, tu mi hai detto…», dice lui, prima di interrompersi da solo e voltarle le spalle. «Vabbé, non parliamone adesso». E se ne va.

Nelle primarie del Partito Democratico si comincia a fare sul serio, e questo è Da Costa a Costa.

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Come siamo arrivati a questo momento quasi cinematografico, e dalle conseguenze politiche potenzialmente molto rilevanti? Prima mettiamo in ordine i fatti, e poi vediamo di ragionarci.

Innanzitutto il contesto. Fra due settimane cominciano le primarie del Partito Democratico, con i caucus dell’Iowa (cos’è un caucus? Ne abbiamo parlato sabato scorso). L’Iowa è uno stato piccolo, ma il fatto che sia il primo a votare gli attribuisce un grande potere: la storia dice che chi va bene in Iowa riceve una grande spinta politica e mediatica, e che bisogna tornare al 1992 per trovare un candidato del Partito Democratico che ottenne la nomination pur perdendo in Iowa (fu Bill Clinton, prese soltanto il 2 per cento: è una grande storia, un giorno ve la racconterò).

Oggi i sondaggi danno Biden e Sanders praticamente pari, seguiti prima da Buttigieg e poi con qualche distanza da Warren. Nelle ultime settimane Sanders ha avuto una grande ascesa (in Iowa e non solo) che si è fermata qualche giorno fa; Warren invece ha avuto una corposa discesa (in Iowa e non solo). Warren e Sanders si contendono un elettorato parzialmente sovrapposto – sono i due candidati più radicali, seppure con qualche differenza non banale – e i dati suggeriscono che le speranze di Warren di vincere le primarie passino quasi necessariamente da una vittoria in Iowa.

In una campagna elettorale che ha visto i candidati sorpassarsi a vicenda più volte – da settembre a oggi sia Biden che Warren, Buttigieg e Sanders a un certo punto sono stati in testa in Iowa – è possibile che Sanders, in quanto protagonista dell’ultimo momento di ascesa in ordine di tempo, a sole due settimane dal voto, abbia voluto provare a consolidare il suo vantaggio. Forse per questo motivo, tra la fine della settimana scorsa e l’inizio di questa ha cominciato a muoversi più aggressivamente. Ha criticato duramente Biden sulla guerra in Iraq e sul commercio, per esempio, mentre la sua capo ufficio stampa ha detto che Warren non genera abbastanza entusiasmo negli elettori.

Poi cinque giorni fa è trapelato un documento ufficiale del comitato Sanders: una guida per i volontari che fanno telefonate per convincere le persone a votare per Sanders. La guida era una sorta di copione, come è normale in questi casi: una serie di risposte da poter usare secondo il contesto. Parentesi, importante: il documento è autentico, il comitato Sanders non lo ha mai smentito, e anche i ridimensionamenti iniziali sono stati accantonati con l’ammissione che la guida era ufficiale ed era utilizzata in molti stati diversi. Vale la pena dirlo perché successivamente alcuni sostenitori di Sanders si sono inventati che fosse stato scritto e postato da un utente sconosciuto, e la balla è arrivata anche in Italia: non è vero (le fake news non sono solo affare di Trump, purtroppo). E anzi, per come funzionano le cose in campagna elettorale, è plausibile che il documento sia stato fatto arrivare ai giornalisti deliberatamente dal comitato Sanders, per colpire i propri avversari senza esporsi troppo: è una pratica piuttosto comune (“Sanders’ campaign has begun stealthily attacking Warren”, scriveva Politico). Chiusa parentesi.

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