Un impeachment incredibile – S04E04

–283 giorni alle elezioni statunitensi
–9 giorni ai caucus dell’Iowa

*

È iniziato il processo di impeachment al Senato contro il presidente Donald Trump. Ne parleremo tra poco. Sappiamo la cosa più importante su questo impeachment – salvo sorprese clamorose alla fine il Senato scagionerà Trump – ma non sappiamo molto del resto. Se verranno chiamati o no dei testimoni. Se la difesa di Trump userà o no tutto il suo tempo a disposizione. Se si chiuderà tutto nel giro di pochi giorni, magari prima del discorso sullo stato dell’Unione previsto per il 4 febbraio, oppure no. Questo perché la Costituzione americana non fornisce grandi indicazioni su come vada portato avanti un procedimento di impeachment contro il presidente. Nei fatti, molto dipende dai rapporti di forza al Congresso e dalla prassi. E quando si parla di prassi, in questi casi, non è che ci siano molti episodi a cui guardare. Solo due presidenti prima di Trump sono stati messi formalmente in stato d’accusa. Il primo è stato Andrew Johnson, ma nel 1868: è passato così tanto tempo, e sono cambiate così tante cose, che è inutile guardare al suo caso in cerca di prassi che possano essere riprodotte oggi.

Il secondo è stato Bill Clinton, nel 1998. In una storia esemplare dei cambiamenti politici e mediatici avvenuti negli Stati Uniti negli ultimi vent’anni, ma soprattutto in una storia incredibile e piena di passaggi cinematografici e colpi di scena. Forse pensate di ricordarla bene, ma fidatevi: no. Io stesso pensavo di ricordarla bene ma mi ero dimenticato un sacco di dettagli: sul ruolo delle amicizie e su quello di internet, sulla persona che ne uscì massacrata, nonché sulle sue conseguenze a lungo termine. Anche per questo motivo, l’impeachment di Bill Clinton è il tema della nuova puntata del podcast di Da Costa a Costa. Potete ascoltarlo gratuitamente cliccando qui sotto, attraverso Spreaker, oppure su Spotifysu iTunes, sull’app Podcast del vostro iPhone e su Google Podcasts. Se volete, dopo averlo ascoltato fatemi sapere cosa ne pensate oppure lasciate una recensione.

Ascolta “S04E02. L’impeachment di Bill Clinton” su Spreaker.

Oggi saremo un po’ più rapidi – ho pensato che proporvi una newsletter infinita nelle settimane in cui esce anche un nuovo episodio del podcast non fosse così rispettoso del vostro tempo – ma ci sono alcune cose che dobbiamo affrontare. Tre cose.

Primo. L’impeachment di Trump, dicevamo. I Democratici della Camera – cioè l’accusa – hanno esposto il loro caso contro il presidente. L’arringa di Adam Schiff, deputato a capo della commissione Intelligence, è stata molto tosta. La settimana prossima toccherà alla difesa, cioè agli avvocati del presidente Trump. La loro linea è l’ostruzionismo e la delegittimazione dell’intero processo, infatti l’amministrazione Trump ha respinto 71 richieste di documenti degli investigatori della Camera e ha impedito di testimoniare alle persone-chiave in questa storia (niente di tutto questo era successo all’epoca del caso Clinton, come ascolterete; lo stesso presidente testimoniò personalmente molto presto). Soltanto ieri, di nuovo, il Dipartimento di Stato non ha obbedito a una richiesta di materiali rilevanti da parte del Congresso. Sono potenzialmente delle prove, e sono sicuramente tutte cose che un giorno verranno fuori: ma non adesso. Le cose potrebbero cambiare se dopo la difesa del presidente alcuni senatori Repubblicani votassero per ascoltare nuovi testimoni o acquisire nuovi atti. Ma dato che l’esito finale del processo è scontato, per i Democratici forse andrebbe persino meglio così: un rapido processo-farsa per loro è meno peggio di un esame delle accuse lungo e accurato.

Nel frattempo, è venuta fuori l’ennesima prova che in tempi passati avrebbe fatto tremare Washington – ricordate che Nixon fu incastrato più o meno dall’aver detto «Mh-mh» – e che oggi finisce a stento sui giornali: una registrazione privata in cui si sente Trump parlare con gli scagnozzi di Rudy Giuliani (che Trump dice di non avere mai conosciuto) e dire più volte «fatela fuori» dell’allora ambasciatrice in Ucraina, Marie Yovanovitch, che Giuliani considerava un ostacolo alla campagna di pressioni che stava portando avanti sul governo ucraino per conto del presidente, di nascosto dal Dipartimento di Stato.

La registrazione di Nixon considerata “la pistola fumante” del caso Watergate. L’intera storia è in una puntata della terza stagione di Da Costa a Costa, solo su Storytel.

*

E Mike Pompeo, il segretario di Stato, ha sbroccato durante un’intervista, ha portato la giornalista intervistatrice in una stanza, l’ha riempita di parolacce e poi ha detto: «Ma pensi che agli americani importi qualcosa dell’Ucraina?!». Alla fine del mese Pompeo sarà in visita ufficiale proprio in Ucraina.

(per continuare a leggere, iscriviti alla newsletter)