21 Mar Non sapete davvero chi è Joe Biden – S04E12
–14 giorni alle primarie in Alaska, Hawaii e Wyoming
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Se vi siete chiesti perché negli Stati Uniti ma non in Italia si fanno grandi scorte di carta igienica, la risposta è in quella cosa che si trova dentro ogni bagno in Italia ma non negli Stati Uniti, e questo è Da Costa a Costa.
La persona che sfiderà Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi di novembre sarà Joe Biden. Era un risultato già ampiamente prevedibile dopo il Super-Tuesday, che è stato poi confermato dalle primarie del 10 marzo e di nuovo da quelle di pochi giorni fa. Per quanto le primarie del Partito Democratico non siano finite – anche se non è chiaro quando ricominceranno – il vantaggio che Biden ha accumulato nei confronti di Sanders è già sostanzialmente incolmabile.
E quindi è il caso di conoscerlo, questo Joe Biden. Non era il candidato più nuovo di queste primarie, indubbiamente. Non era nemmeno il più affascinante. Ma la sua storia personale e politica va molto oltre i suoi due mandati da vicepresidente. Joe Biden ha avuto quattro vite, una più incredibile dell’altra, costellate da grandi successi e colossali tragedie personali. Molti di noi ne conoscono soltanto due. La sua storia si incastra con il momento che stanno vivendo gli Stati Uniti in un modo che ha pochi precedenti, e fanno sì che questa campagna elettorale per lui sia davvero la battaglia della vita. Se volete saperne di più, trovate il nuovo episodio del podcast di Da Costa a Costa su Spotify, su Spreaker, sull’app Podcast che è pre-installata sul vostro iPhone, su Google Podcast, su iTunes, eccetera. E grazie ai tanti che hanno lasciato una recensione su Apple Podcasts.
Ascolta “S04E06. La battaglia della vita di Joe Biden” su Spreaker.
Questa settimana le primarie del Partito Democratico sono passate da Arizona, Florida e Illinois. Tre stati grandi, popolosi e importanti: uno del Nord, uno del Sud-Est e uno del Sud-Ovest. Joe Biden ha vinto in tutti e tre, con distacchi molto ampi su Bernie Sanders: +12 punti percentuali in Arizona, +23 punti in Illinois, +39 punti in Florida. In questo momento Biden ha ottenuto 1.186 delegati contro gli 885 di Sanders, come conseguenza dei 10 milioni di voti che ha ottenuto fin qui contro i 7,5 milioni di Sanders. Nella storia delle moderne elezioni primarie nessun candidato a questo punto della corsa ha rimontato uno svantaggio così ampio, ma non è solo una questione aritmetica: anche volendo sforzarsi di immaginare degli scenari, sulla base di quello che abbiamo visto fin qui non si capisce grazie a quali elettori Sanders possa vincere in tutti i prossimi stati con almeno il 60 per cento dei voti, cioè quello che gli servirebbe.
D’altra parte, poi, il destino delle prossime primarie non è chiarissimo (salvo che per la terza candidata inspiegabilmente ancora in corsa, Tulsi Gabbard, che si è infine ritirata). Negli Stati Uniti sta arrivando la prima grossa ondata di ricoveri ospedalieri a causa del coronavirus e già Ohio e Louisiana hanno deciso di posticipare a giugno le loro primarie. In teoria le prossime primarie dovrebbero tenersi il 4 aprile in Alaska, Hawaii e Wyoming – è possibile beccare un trio di stati più diversi tra loro? non credo – ma nessuno ci mette la mano sul fuoco. Nel frattempo la campagna elettorale è praticamente sospesa: le televisioni non ne parlano, i candidati non fanno più incontri, i comitati elettorali hanno sospeso le attività di porta a porta. L’attenzione delle persone è rivolta da tutt’altra parte. E Bernie Sanders senza i suoi famosi affollatissimi comizi è un candidato ancora più debole.
Le sue intenzioni al momento non sono chiare. Nel 2016 restò in corsa fino alla fine, anche se pure allora a questo punto della competizione la sua vittoria era già impossibile: restò in corsa allo scopo di influenzare la campagna elettorale e spostare un po’ più a sinistra la sua avversaria di allora, Hillary Clinton. Teoricamente potrebbe fare lo stesso anche stavolta, ma i tempi sono molto cambiati. Restare in corsa vuol dire per forza di cose chiedere alle persone di andare a votarlo, per esempio, e in un momento come questo – dato che l’esito della partita è ormai scontato – potrebbe essere consigliabile evitarlo. Posso sbagliarmi, ovviamente, ma credo che Sanders si ritirerà presto da questa competizione. Nel frattempo ha annullato tutti gli investimenti pubblicitari su Facebook che aveva già programmato e le sue ultime email ai sostenitori non chiedono più di donare a favore del comitato elettorale bensì alle organizzazioni non governative che stanno dando una mano alle persone più fragili ed esposte alle conseguenze dell’epidemia.