04 Apr Il malessere – S04E14
–3 giorni alle primarie in Wisconsin
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In quanto iscritti a questa newsletter darò per scontato che abbiate visto tutti Tiger King su Netflix, e questo è Da Costa a Costa.
Viviamo tempi senza precedenti, ci diciamo in continuazione. È vero. Ma a guardare bene, in altri momenti nella storia sono accadute cose che oggi ci sono familiari. Altre epidemie, anche molto grandi. Altre catastrofi. Altri bruschi e faticosi cambiamenti delle nostre vite. Nell’estate del 1979, per esempio, la situazione negli Stati Uniti era grave.
Le stazioni di servizio erano quasi tutte chiuse. Le poche ancora aperte vendevano la benzina a prezzi astronomici, e con code lunghe chilometri. Le difficoltà nel trasportare le merci e gli scioperi degli autotrasportatori facevano scarseggiare i beni nei supermercati. Le persone spaventate facevano grandi scorte, per quello che potevano. Tante aziende erano fallite, decine di migliaia di persone erano state licenziate. Tantissime altre, senza benzina, erano bloccate in casa. In questo contesto, dopo essere misteriosamente sparito dalla circolazione per dieci giorni, il presidente Jimmy Carter pronunciò dalla Casa Bianca un discorso che – nelle sue intenzioni – avrebbe dovuto cambiare l’America.
È la storia che racconto nel nuovo episodio del podcast di Da Costa a Costa, appena uscito. Come sempre, lo trovate su Spotify, sull’app Podcast del vostro iPhone, su Apple Podcasts, su Google Podcasts, su Spreaker, dove vi pare.
Ascolta “S04E07. Il discorso sul malessere” su Spreaker.
Prima di cominciare con le storie e le notizie della settimana, qualche breve aggiornamento su di noi.
Come sapete, questo progetto giornalistico è completamente gratuito e finanziato dalle donazioni volontarie di voi lettori e ascoltatori, che fin qui sono state numerose e generose. Con i soldi delle vostre donazioni io pago tutte le spese – dagli abbonamenti ai giornali alla produzione del podcast fino a Mailchimp, il servizio che uso per inviarvi questa newsletter, che costa da solo oltre 200 euro al mese – ma soprattutto finanzio i viaggi-inchiesta (che brutto nome, lo so) con cui in sostanza voi mi mandate negli Stati Uniti e io vi racconto e vi mostro quello che vedo e che capisco, in questa newsletter, sul podcast, sui social network. Per gli ultimi arrivati: è quello che è successo nel 2016 da Ohio, Pennsylvania e Iowa, nel 2017 da Michigan, Texas e California, e nel 2020 per il momento da Iowa e New Hampshire.
Secondo i miei piani, quest’anno vorrei tornare in America in estate per raccontarvi dal campo le convention estive dei due partiti: due momenti importanti che sono molto di più dell’affascinante baracconata che siamo abituati a vedere in tv, e che hanno un vivacissimo dietro-le-quinte animato dalle migliaia di delegati del partito provenienti da ogni posto dell’America. Quattro anni fa ho capito che le convention sono un ottimo momento in cui misurare la temperatura di queste comunità, le loro opinioni sulle primarie appena concluse, le parole d’ordine con cui pensano di giocarsela al voto di novembre. Se poi le vostre donazioni me lo permetteranno – e mi restino giorni di ferie: quando vado in America lavoro per voi – mi sarebbe piaciuto tornare in America un’ultima volta prima delle elezioni in ottobre, visitando uno stato in bilico.
Come potete immaginare, non so cosa sarà di questi piani. La convention del Partito Democratico doveva tenersi dal 13 al 16 luglio a Milwaukee, in Wisconsin: le date erano state scelte più di due anni fa. Eppure questa settimana la convention è stata rinviata in agosto, una settimana prima di quella del Partito Democratico, nella speranza che allontanarsi un mese in più dal picco dell’epidemia renda l’organizzazione più facile, se non semplicemente possibile. Indovinate chi aveva comprato a gennaio i biglietti aerei per luglio, sentendosi furbissimo, mentre in Cina covava quella che sarebbe diventata una pandemia globale.
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Ora: per fortuna avevo preso solo i voli e non la casa, quindi vedrò cosa fare con i biglietti di luglio e nel frattempo prenderò degli altri biglietti per agosto. Le donazioni che avete fatto fin qui – a fine anno pubblicherò un resoconto, come nel 2017 – mi permettono di farcela. Però oggi non posso mettere la mano sul fuoco sul fatto che le convention si tengano davvero: che in agosto si possano mettere migliaia di persone per giornate intere dentro un palazzetto dello sport. Ne sarei molto felice, naturalmente, e non solo per le convention in sé: vorrebbe dire che le cose starebbero andando molto ma molto meglio. Da qui ad allora mi comporterò come se, organizzando tutto quello che serve, ma non posso contarci. Non posso sapere nemmeno se sarà possibile volare dall’altra parte del mondo (e poi ritornare in Italia, cosa che mi interessa abbastanza).
Vi racconto queste cose perché mi sembra dovuto: tutto questo è possibile grazie ai vostri soldi, che avete donato in cambio di un lavoro giornalistico. Quindi ci tenevo a dirvi che per quanto possano cambiare piani e date, e faremo i conti con la realtà man mano che andremo avanti, se sarà possibile andare negli Stati Uniti, ci andrò. Se ci saranno le convention – e otterrò gli accrediti, ma ci sto lavorando – io ci sarò. Ma come potete immaginare si è aggiunto un fattore di incertezza che è completamente fuori dal mio controllo. Da Costa a Costa in ogni caso continuerà, ogni sabato fino alle elezioni di novembre.
Su una scala molto più piccola, lo stesso vale per gli incontri e le presentazioni del mio libro, Questa è l’America, durante le quali sarei stato felice di vedervi e farvi due chiacchiere. Quando riprenderanno? Come potete immaginare, non lo so. Non so nemmeno quando sarà di nuovo possibile comprare il libro in una libreria o su Amazon. Per dire, questa settimana sono stato fortunato come pochissimi, dal momento che il mio libro è stato generosamente recensito sul Corriere della Sera; e sfortunato come pochissimi, dal momento che quella preziosa recensione è uscita mentre le librerie sono chiuse, Amazon non consegna i libri e pochi possono comprare i giornali di carta. In questo momento trovate il libro su IBS e su Mondadori Store, oppure in formato ebook, oppure potete cercare se nella vostra città c’è una libreria che fa servizio a domicilio.
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Proviamo a fare un altro passo avanti, rispetto alle cose che vi ho raccontato poco fa e anche la settimana scorsa: quali conseguenze avrà l’epidemia sulla campagna elettorale e sulle elezioni di novembre? Sabato scorso vi ho parlato del limbo in cui è finito Joe Biden, di come la campagna fosse praticamente sospesa e la popolarità di Donald Trump fosse in ascesa, come spesso capita ai presidenti durante le gravi crisi.
Le elezioni di novembre potrebbero essere posticipate?
Teoricamente sì, ma servirebbe un voto del Congresso: che oggi è controllato al Senato dai Repubblicani (con una maggioranza sottilissima) e alla Camera dai Democratici. Quindi sarebbe possibile solo se entrambi i partiti si mettessero d’accordo in questo senso. Il governo federale – quindi in questo caso l’amministrazione Trump – non ha il potere di rimandare le elezioni. Inoltre, rimandare le elezioni non permetterebbe di spostare una data che è scritta nella Costituzione: il mandato del nuovo presidente comincia il 20 gennaio. Per spostare quella data bisognerebbe cambiare la Costituzione.