Le primarie sono finite, tutto il resto no – S04E15

–206 giorni alle elezioni statunitensi

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Chi romanticizza la quarantena si ritenga libero di proseguirla a tempo indeterminato, e questo è Da Costa a Costa.

Joe Biden ha vinto le primarie del Partito Democratico e sfiderà il presidente Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre. Fin dal Super Tuesday questo era diventato l’esito inevitabile di questa contesa, come vi ho raccontato più volte: questa settimana lo ha riconosciuto anche il principale (e poi unico) sfidante di Biden, il senatore Bernie Sanders, che ha annunciato la sospensione della sua candidatura. Sanders ha vinto in 9 dei 30 stati in cui si è votato fin qui, ottenendo 7,7 milioni di voti contro i 10 milioni di Biden. Sono state le primarie del Partito Democratico più brevi degli ultimi sedici anni.

È possibile che l’epidemia abbia avuto un ruolo nella decisione di Sanders: gli stati che devono ancora votare – con l’eccezione del Wisconsin, ci arriviamo – hanno spostato le primarie a giugno, e nel frattempo è diventato impossibile organizzare gli imponenti comizi e le attività porta a porta che erano la vera forza della sua campagna elettorale. Sarebbe un errore però pensare che Sanders si sia ritirato a causa del virus: le sue primarie stavano andando molto male, il suo svantaggio era incolmabile e in condizioni normali con ogni probabilità avrebbe perso matematicamente già alla fine di questo mese. Il 2020 non è il 2016.

Come da prassi nella politica statunitense, Bernie Sanders si è ritirato ma ha annunciato tecnicamente solo la “sospensione” della sua candidatura: questo non vuol dire però che la sua decisione sia parziale o temporanea. Anche quando un candidato si ritira, infatti, il suo comitato elettorale deve restare aperto e funzionante, non fosse altro che per pagare dipendenti e fornitori (e Sanders ha detto ai suoi dipendenti che resteranno coperti dall’assicurazione sanitaria del suo comitato fino a novembre). Il suo nome rimarrà sulle schede elettorali dei prossimi stati in cui si voterà, ma anche questo non è niente di straordinario: chi mi segue su Instagram si ricorda di quando vi ho mostrato le schede elettorali del New Hampshire, che comprendevano anche i candidati ormai fuori dai giochi. Se hai presentato i documenti per candidarti, d’altra parte, sei candidato: non sarà un video su YouTube a cambiare le cose.

Sanders ha aggiunto però che non libererà i delegati locali che ha ottenuto fin qui alle primarie, per non essere escluso dalla distribuzione dei delegati nazionali. Se Sanders desse indicazione ai suoi delegati locali di votare per chi vogliono nelle varie convention locali, infatti, finirebbe per avere alla convention nazionale estiva una rappresentanza inferiore a quella che ha maturato: lui ha detto che non intende ostacolare Biden – «una persona davvero perbene con cui lavorerò per battere Trump» – ma vuole fare in modo di contare alla convention, che è anche il posto in cui si discutono il programma del partito e le regole per le prossime elezioni primarie.

Trump prova a seminare zizzania sperando che qualcuno ci caschi. Non è detto che non ci riesca.

La brutta sconfitta subita da Sanders non dovrebbe ridimensionare il peso che ha avuto in questi anni nel Partito Democratico. Sanders ha costruito la più vasta e forte base di volontari e sostenitori mai vista nel partito: cinque anni fa era un senatore sconosciuto e oggi è uno dei politici più importanti e influenti degli Stati Uniti. Ha contribuito in modo decisivo a spostare a sinistra le idee del Partito Democratico e dei suoi elettori su moltissime questioni, e continuerà a farlo. La sua eredità un giorno non troppo lontano potrà essere raccolta da qualcuno capace di superare i suoi limiti: la scarsa capacità di convincere gli elettori non bianchi e allargare la sua base. Ma per chiunque verrà non sarà facile replicare i suoi punti di forza: su tutti la straordinaria credibilità frutto della sua storia personale. Se volete approfondire la sua storia eccezionale, vi consiglio la quinta puntata del podcast di Da Costa a Costa.

Ascolta “S04E05. L'ultimo giro di Bernie Sanders” su Spreaker.

Biden ha accolto con una certa umiltà la decisione di Sanders, dicendosi consapevole che dovrà guadagnarsi i voti dei suoi elettori e non darli per scontati. Non aspettatevi enormi concessioni – d’altra parte è lui quello che ha vinto – ma qualche gesto importante sì: Biden ha già deciso di fare sue le proposte di Elizabeth Warren sulla riforma delle amministrazioni controllate, e questa settimana ha proposto di estendere il programma sanitario Medicare a chi ha più di 60 anni (oggi coinvolge chi ne ha più di 65) e rendere i college statali gratuiti per gli studenti delle famiglie meno abbienti. Scordatevi però che Sanders possa essere il vice di Biden: non solo Sanders non è minimamente interessato, ma un candidato maschio, bianco e 77enne non sceglierebbe mai un vice maschio, bianco, 78enne e con un infarto avuto sei mesi fa.

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