Live and let die – S04E19

–178 giorni alle elezioni statunitensi

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Sì, 178 giorni vuol dire meno di sei mesi, e questo è Da Costa a Costa.

Una delle tante cose che racconto dentro Questa è l’America – che oggi è di nuovo quarto in classifica, a oltre due mesi dall’uscita: grazie, davvero – è che gli Stati Uniti sono un paese gigantesco, e quindi è sempre molto difficile esprimere giudizi e conclusioni generali e definitive quando se ne parla. Quando l’economia cresce, non cresce dappertutto con lo stesso passo; quando l’occupazione precipita, non lo fa ovunque allo stesso modo. I dati medi e quelli nazionali possono ingannare chi osserva. Sta accadendo lo stesso con il coronavirus, e questa settimana è diventato particolarmente evidente.

La curva dei nuovi contagi negli Stati Uniti da qualche tempo sembra essersi stabilizzata. Ma c’è un grosso ma. Se si prende in considerazione tutto il paese, la curva sembra cominciare a puntare verso il basso. Se invece si guarda all’evoluzione dei casi statunitensi escludendo lo stato di New York – il più colpito fin qui dall’epidemia ma anche uno di quelli in cui le cose stanno migliorando di più – la situazione è completamente diversa. Se nelle grandi città le cose stanno lentamente migliorando, la zone rurali che fino a poche settimane fa sembravano non essere particolarmente coinvolte dall’epidemia oggi vedono i loro contagi crescere con grande rapidità.

Mentre noi ci accapigliamo sull’opportunità di ridurre le restrizioni a fronte di un’epidemia in evidente rallentamento, negli Stati Uniti la stessa discussione avviene con un’epidemia ancora in forte espansione.

Lo stesso presidente Trump questa settimana ha rivisto al rialzo la stima dei morti, dicendo che potrebbero diventare presto 100.000. Un rapporto riservato del governo ottenuto dal Washington Post stima che da qui alla fine di giugno il numero quotidiano dei morti potrebbe salire da più o meno 1.000 fino a 3.000. Dei trenta stati americani che hanno ridotto le restrizioni o lo faranno nei prossimi giorni, in dieci continua a crescere la percentuale dei tamponi positivi sul totale dei test effettuati. Il presidente Trump questa settimana aveva persino annunciato lo scioglimento della task force governativa sull’epidemia, prima di tornare sui suoi passi. La sensazione di molti osservatori è che l’amministrazione si sia arresa, e consideri il virus non più contenibile; oppure che non abbia voglia di fare i sacrifici necessari per provarci.


Trump ha visitato uno stabilimento che produce mascherine, senza mascherina. Durante la visita gli altoparlanti dello stabilimento hanno mandato a palla Live and let die, dei Guns n’Roses.

Il discorso di poco fa sull’eterogenea distribuzione dei contagi, in un paese grande come gli Stati Uniti, non vale solo per i luoghi ma anche per le persone. Ormai abbiamo capito infatti che, malgrado i luoghi comuni, non è vero che davanti a questo virus siamo tutti uguali.

La metà dei contagi e il 60 per cento dei morti da coronavirus oggi negli Stati Uniti vengono da contee con una popolazione afroamericana superiore alla media nazionale. Gli afroamericani hanno tassi più alti della media di ipertensione, cardiopatie e diabete, patologie che rendono più minacciosa la malattia causata dal coronavirus, la COVID-19; sono particolarmente presenti nei lavori cosiddetti “essenziali” che non si sono fermati durante i lockdown; vivono soprattutto nel Sud, dove stati come Florida, Alabama, Mississippi e Georgia hanno reagito poco e male per contenere il contagio; vivono in quartieri e in case più densamente popolate della media.

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