04 Lug Pura fantascienza – S04E27
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Non abbiamo ancora capito se gioire per esserci messi alle spalle già metà 2020 oppure tremare per la prossima metà, e questo è Da Costa a Costa.
I due più affollati e rischiosi eventi pubblici negli Stati Uniti durante la pandemia sono stati organizzati entrambi dal presidente, e sono stati entrambi completamente superflui. Rileggetela, questa frase. Il primo è stato il fallimentare comizio di Tulsa, con circa 7.000 persone dentro un palazzetto senza alcun distanziamento, e durante il quale vari giornalisti, agenti di polizia e chissà quanti altri cittadini – persino la compagna del figlio di Trump – sono stati contagiati. Il secondo è avvenuto stanotte, sotto il Monte Rushmore.
Mentre il 90 per cento delle celebrazioni per il 4 luglio è stato annullato, e le autorità sanitarie di tutto il paese hanno invitato le persone a restare a casa a fronte di un’epidemia che sta diventando colossale, il presidente Trump ha voluto rivolgere un discorso ufficiale davanti a uno dei monumenti americani più famosi, amati e controversi, costruito da un uomo del Ku Klux Klan su un territorio un tempo occupato dai nativi americani e conquistato dagli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento nel tristemente noto massacro di Wounded Knee. Dietro di lui sono stati sparati i fuochi d’artificio, nonostante siano vietati nella zona dal 2010 per il rischio di incendi. Davanti a lui c’erano quasi 8.000 persone, senza mascherine, vicine tra loro.
Mentre Trump parlava del “nuovo fascismo di estrema sinistra che vuole cancellare i nostri simboli” – non esattamente la più grande priorità del paese – la situazione negli Stati Uniti diventava tragica. La settimana scorsa vi avevo raccontato che il 27 giugno il numero dei nuovi contagi accertati in un solo giorno negli Stati Uniti aveva superato per la prima volta i 40.000. Il record è stato battuto il 28 giugno, con 44.000. Poi di nuovo il 29 giugno, con 48.000. Poi di nuovo il primo luglio, con 52.000. Poi di nuovo il 2 luglio, con 55.000. Il 3 luglio, ieri, sono stati 57.000.
Il grosso di questi aumenti è avvenuto in alcuni degli stati inizialmente più scettici verso gli allarmi degli scienziati, più solidali con le minimizzazioni della Casa Bianca e più veloci nel riaprire dopo il blando lockdown della primavera: Texas, Florida, Arizona. Soltanto in Florida ci sono stati diecimila nuovi casi in un solo giorno, questa settimana, e la Florida ha 21 milioni di abitanti. In Italia, dove siamo 60 milioni, il numero massimo di nuovi contagi accertati in un giorno è stato seimila e cinquecento.
Non sarà solo che si stanno facendo più test? Perché è vero, si stanno facendo più test. Ma in 36 stati americani la crescita dei contagi ha superato in proporzione la crescita dei test. In tre stati – Oregon, Arkansas e Louisiana – i test sono addirittura diminuiti, eppure i contagi accertati sono aumentati. Senza contare che, banalmente, in certi stati si stanno riempiendo gli ospedali: il segnale più chiaro di un’epidemia fuori controllo. Il più grande gruppo che opera ospedali e cliniche in Texas, per esempio, questa settimana ha saturato i suoi posti in terapia intensiva. Poi ha smesso di pubblicare i dati sui ricoveri.
Visto che arriva sempre un punto oltre il quale la realtà non è più ignorabile – una delle molte lezioni di questi mesi – il governatore del Texas ha bloccato le riaperture, ha detto di essersi pentito di aver autorizzato così presto la riapertura di bar e locali, ha invitato tutti i cittadini a stare a casa il più possibile e ha introdotto l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici.
Persino il presidente Trump questa settimana si è detto favorevole alle mascherine, dopo aver irriso per mesi chi le indossava e aver difeso quei gruppi e movimenti che considerano illiberale l’obbligo di indossarle nei luoghi pubblici. «A dire la verità ho indossato una mascherina», ha detto Trump, «e mi piaceva come mi stava. Era una mascherina scura, nera, e ho pensato che mi stesse bene. Sembravo un po’ il Cavaliere solitario». Pare quindi che fosse banalmente una questione di virilità. Ma sotto al Monte Rushmore stanotte né Trump né le persone del suo staff indossavano la mascherina.
Intanto tre ricerche hanno mostrato il ruolo avuto da Fox News nel portare molti americani a non prendere sul serio il virus, e anche questa nuova ondata di contagi sta colpendo in modo sproporzionato le persone non bianche. Le ragioni sono sempre le stesse: impossibilità di lasciare le città (guardate cosa hanno fatto i più ricchi di New York appena le cose hanno iniziato a mettersi male), abitazioni più piccole e affollate della media, professioni “essenziali” che li espongono a rischi maggiori, accesso faticoso a strutture sanitarie e ai test, e un difficoltoso isolamento delle persone contagiate.
Le cose stanno andando male, insomma. Il dottor Anthony Fauci, il popolare immunologo a capo del più importante istituto di ricerca americano sulle malattie infettive, ha detto che i nuovi contagi accertati ogni giorno potrebbero diventare presto 100.000, mentre la principale agenzia sanitaria del governo ha detto che per ottenere un’idea realistica del numero di persone effettivamente contagiate bisognerebbe prendere queste cifre e moltiplicarle per dieci. L’Unione Europea ha riaperto le sue frontiere a quindici paesi ma non agli Stati Uniti. Il governo federale continua a lasciare che siano gli stati a gestire l’epidemia, ognuno a modo suo, con approcci e strumenti diversi, e a cercare di convincere gli americani a ignorare il virus e andare avanti con le loro vite.