Cosa dicono i sondaggi – S04E36

–59 giorni alle elezioni statunitensi

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Spero che anche voi guardiate con più trepidazione i sondaggi del North Carolina di quelli della vostra regione, e questo è Da Costa a Costa.

I lettori e ascoltatori di più lunga data di Da Costa a Costa forse ricorderanno il proposito che mi diedi nell’ultima puntata della prima stagione del podcast, uscita alla fine del 2016 poche settimane dopo l’elezione di Donald Trump: per il futuro, mi e vi dissi, meglio leggere ogni giorno un sondaggio in meno e un reportage in più. È uno dei rari casi di buoni propositi che sono riuscito a rispettare, e grazie a voi i reportage dal campo non li ho solo letti ma li ho anche fatti: dal Michigan al Texas, dalla California all’Iowa al New Hampshire, che ho aggiunto ai pezzi di America che ho visto per conto mio. D’altra parte, come sapete, fin qui quest’anno abbiamo parlato molto poco di sondaggi: perché è inutile leggere i sondaggi se non si conosce il contesto, quello che succede negli Stati Uniti, le condizioni di vita degli americani, le loro esigenze e il modo in cui i candidati cercano di dar loro risposte. Un’elezione non è una corsa di cavalli. Non è importante solo sapere chi è in vantaggio.

Però sapere chi è in vantaggio conta, e i sondaggi contano: e ora che mancano meno di due mesi alle elezioni, è il caso di cominciare a seguirli come si deve. Cominciamo dal dire che sì, i sondaggi contano anche dopo “quello che è successo nel 2016”, anche perché quello che è davvero successo nel 2016 non è il disastro dei sondaggi raccontato da giornalisti desiderosi di lavarsi la coscienza dei propri personali errori di valutazione. Ma è sempre legittimo avere dei dubbi: e vi rimando per questo alla puntata del podcast uscita lo scorso 30 maggio, che racconta come si fanno i sondaggi, quali furono davvero gli errori del 2016, come capire di quali sondaggi ci si può fidare e quali no.

Chi ha ascoltato quella puntata sa anche che il modo migliore per valutare i sondaggi non è tenere d’occhio un singolo sondaggio – diffidate da chi elabora grandi analisi e ragionamenti sulla base di un solo sondaggio: spesso ha scelto tra i tanti il sondaggio che rafforza le cose che pensava già – bensì le medie. Le medie dei sondaggi. Ci sono due siti, RealClearPolitics e FiveThirtyEight, che aggregano i vari sondaggi realizzati negli Stati Uniti con attenzione e scrupolo, valutando l’affidabilità dimostrata in passato dagli istituti. I loro metodi sono leggermente diversi, e c’è chi preferisce l’uno e chi l’altro, ma al nostro scopo vanno bene tutti e due.

Cominciamo dal vedere cosa dicono i sondaggi nazionali.

Sul piano nazionale, Joe Biden oggi ha sette punti di vantaggio: ed è un vantaggio che – pur con delle oscillazioni – è rimasto stabile dall’inizio del mese. Vedete quel piccolo picco avuto da Trump intorno alla fine di agosto? È quello che ha fatto parlare alcuni in Italia di “rimonta”, “testa a testa” e “grande sorpresa”. Vabbè.

Attenzione, però. È plausibile, forse persino probabile, che Trump accorci almeno lo svantaggio. Da una parte perché i media non vedono l’ora di raccontare una campagna elettorale serrata e all’ultimo voto, e come abbiamo visto la “rimonta” e il “colpo di scena” – con tutti i loro accessori di panico da una parte ed esaltazione dall’altra – hanno un grandissimo potere narrativo che potrebbe diventare una specie di profezia auto-avverante. Ma soprattutto per un altro motivo.

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